La cooperativa rossa Cft, colosso fiorentino della logistica, presenterà una richiesta di concordato al tribunale di Firenze. A riportarlo è “Toscana 24”. Un fatto che accresce le preoccupazioni per il destino di 5.000 persone fra soci e lavoratori.
«Attraverso tale percorso la società che mantiene una solida realtà industriale – afferma il comunicato citato dal portale toscano del Sole 24 Ore – intende avvalersi di uno strumento di gestione della crisi, utilizzandone gli effetti protettivi senza per questo causare alcun impedimento alla continuità aziendale o ai rapporti con la clientela». Una scelta che arriva dopo l’approvazione avvenuta già nelle settimane precedenti di un piano di rientro lacrime e sangue.
Non ci basta che il governo, grazie alle sollecitazioni di Fratelli d’Italia, abbia messo gli occhi sulla cooperativa (LEGGI QUI), da tempo nei guai per i pesantissimi debiti accumulati con l’erario: 14 milioni il cui pagamento ha recentemente rateizzato in cinque anni.
E non può essere soddisfacente un piano di rientro dei debiti rateizzato in cinque anni. Non può esserlo a maggior ragione per un soggetto da anni utilizzato dalla sinistra come succursale, un parcheggio per dirigenti gestito secondo il gusto di scelte che non hanno niente a che vedere con una gestione economica oculata e improntata all’efficienza e alla produttività necessaria a creare e rafforzare il lavoro.
Non è un mistero la galassia di cui fa parte Cft: l’unico piano di rilancio pensato è il salvataggio che arriva da parte Unicoop Firenze e di Legacoop Toscana (LEGGI QUI). Perché quando si parla di “snellimento”, la cosa che si nasconde sempre è che a rimetterci sono i semplici lavoratori che non hanno alcuna responsabilità in questa vicenda. Ma che però sono quelli che rischiano davvero.