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Caccia chiusa in zona rossa e arancione: i danni

Caccia in zona arancione

La Pietra: “E’ azione di pubblica utilità”. Da Fratelli d’Italia richiesta al governo per consentire la caccia almeno in zona arancione

“La caccia, che sia in zona arancione o rossa, non può essere interrotta perché rappresenta anche un’azione di pubblica utilità. Partendo dall’assunto che va garantita la salute, resta incomprensibile per quale ragione l’attività venatoria sia vietata”.

E’ la posizione di Fratelli d’Italia espressa dal senatore toscano Patrizio La Pietra, secondo cui la caccia, che a prescindere dalla zona “viene svolta nella maggioranza dei casi in forma singola e in luoghi aperti e quindi in condizioni di contagio pressoché nulle”.

E questo senza considerare i danni che provoca l’interruzione della caccia nella zona rossa e arancione. Un aspetto importante “con particolare riferimento agli ungulati, impatterà in maniera negativa sull’agricoltura, sulla sicurezza stradale e soprattutto sul piano sanitario”.

Per l’esponente di Fratelli d’Italia interrompere la caccia in questo periodo è sbagliato su ogni piano. “In tutta Europa il sovraffollamento della fauna selvatica è una questione che riguarda la questione di pubblica utilità”, ribadisce La PIetra.

Il Dpcm non esclude la caccia in zona arancione

Peraltro la stessa interpretazione del Dpcm del 3 novembre 2020 non escluderebbe la possibilità di fare caccia se non in zona rossa, almeno in quella arancione.

All’Articolo 2. Comma 4. Lettera b), relativo alla zona arancione, si legge testualmente.

E’ vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune.
Caccia in zona arancione

Questo significa che la caccia, essendo al momento una attività non sospesa, può essere praticata, nell’ambito della propria Atc di iscrizione. Questo permetterebbe quindi al cacciatore di spostarsi in comuni diversi da quello di residenza. Almeno quando le condizioni non permettono di esercitare la caccia nel proprio comune in zona arancione.

“Per questo riteniamo che i cacciatori dovrebbero continuare a svolgere la loro attività al servizio dell’agricoltura e della sicurezza dei cittadini”, sottolinea La Pietra. “Chiediamo perciò al governo – conclude – di chiarire e rivedere la sua posizione e dare dignità alla attività venatoria come attività di interesse pubblico”.