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Lavoratori Cavalli calpestati dalla chiusura di Firenze

Cavalli: lavoratori trasferiti da Firenze

Cavalli chiude e mette i lavoratori con le spalle al muro: trasferimento o a casa. Pratica inaccettabile: in Parlamento abbiamo chiesto al governo di intervenire

Una vicenda indegna: 170 lavoratori dell’azienda Cavalli dall’oggi al domani costretti al trasferimento obbligatorio in Lombardia. L’alternativa è solo una: perdere il lavoro.

E’ un ricatto inaccettabile quello del marchio dell’alta moda, che in piena pandemia ha deciso di trasferire tutto nello stabilimento di Milano.

In questi giorni i lavoratori di Cavalli stanno vivendo ore drammatiche, messi alle corde dall’azienda: quelli che non si trasferiranno entro il 30 giugno saranno fuori con pochi spiccioli.

Cavalli chiude Firenze: lavoratori in sciopero
I lavoratori di Cavalli in sciopero

Una situazione che calpesta ogni diritto e che grida giustizia, specie in un momento in cui si elogia il cosiddetto “smart working”.

Il governo deve intervenire

Nei giorni scorsi sono intervenuto alla Camera dei Deputati per portare la voce dei lavoratori in Parlamento. Il governo deve intervenire perché non si può accettare che l’azienda fiorentina lasci così il territorio calpestando le sue maestranze in questo modo.

Molti di questi lavoratori hanno età e condizioni di vita che rendono impossibile un trasferimento. Per questo la richiesta suona come un licenziamento di massa, peraltro deciso con modalità scarsamente trasparenti.

Li hanno chiamati “licenziamenti mascherati”, in realtà non sono più neanche mascherati. Occorre fare chiarezza ed intervenire su una decisione, la chiusura di Cavalli a Firenze, che oltretutto penalizza il territorio toscano.

Vogliamo vederci chiaro: le istituzioni devono vigilare perché non si consenta a nessuno di agire a piacimento: oggi a maggior ragione servono piani industriali seri e soprattutto rispetto per i lavoratori.

Anche per i trasferiti nessun incentivo

Gli stessi sindacati hanno verificato l’indisponibilità dell’azienda a discutere sia delle condizioni contrattuali e salariali dei lavoratori, sia dell’eventuale interruzione del rapporto di lavoro per chi non si trasferirà a lavorare nel capoluogo lombardo.

L’azienda Cavalli è ferma sulle sue posizioni: “Anche i lavoratori che scelgono di trasferirsi a Milano non avranno incentivi aggiuntivi oltre a quanto previsto dal contratto nazionale (una mensilità in più se ci sono familiari a carico, mezza senza)”.

“Chi non sceglierà di spostarsi nel capoluogo lombardo – e quindi è destinato a interrompere il rapporto di lavoro – avrà a disposizione il cosiddetto piano sociale (erogazione da sette a dieci mensilità a seconda dell’anzianità)”.