La responsabilità è del governo: ecco le prove. Valanga di richieste da boss mafiosi
Sono 498 i boss mafiosi scarcerati dopo i provvedimenti adottati dal governo per l’emergenza coronavirus. A rivelarlo è stata Maria Vittoria De Simone, procuratore aggiunto presso la direzione nazionale antimafia.
A riportare la notizia è Tpi in un articolo di Nello Trocchia. Il procuratore aggiunto lo ha rivelato, ieri, durante un convegno, scrive il giornale. “Da marzo ad oggi abbiamo avuto 498 soggetti, prima detenuti nei reparti di alta sicurezza, tornati liberi o ai domiciliari”, ha detto.
Clamoroso: anche Cesare Battisti chiede la scarcerazione
Ma ora, l’ultimo “colpo di scena”: anche il terrorista Cesare Battisti, che dopo l’estradizione sta scontando l’ergastolo per 4 omicidi nel carcere di Oristano, ha fatto istanza per beneficiare di misure alternative alla custodia in carcere per il rischio di complicanze in caso di infezione da Covid-19.
Lo ha conferma all’agenzia Ansa il suo legale, Davide Steccanella, il quale spiega che la richiesta è stata avanzata in settimana. “Teme il contagio. Inoltre da un anno e mezzo è l’unico in isolamento di alta sicurezza ad Oristano e da allora non vede parenti”, ha spiegato.
“Detenuti usciti per il Cura Italia”
Una rivelazione che fa emergere, una volta di più, come i boss mafiosi siano stati scarcerati proprio a causa dei provvedimenti del governo. “Il decreto Cura Italia del 17 marzo scorso – spiega Trocchia nell’articolo – ha consentito ai detenuti con un residuo di pena non superiore ai 18 mesi di uscire dal carcere andando ai domiciliari escludendo da questo beneficio i reati di mafia, ma una scappatoia si trova sempre. E tutto secondo legge”.
Nell’articolo citato si riporta, come riprova dell’accaduto, il testo dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Torino, che il 23 aprile ha scarcerato Antonio Noviello, imprenditore affiliato al clan dei Casalesi.
Si legge nel provvedimento del giudice:
L’istanza è ammissibile poiché la pena residua da espiare è inferiore a 18 mesi di reclusione e le condanne relative a reati ostativi risultano interamente espiate.
Esattamente la cosa prevista dal provvedimento “svuota carceri” adottato dal governo nell’emergenza coronavirus, che abbiamo da subito denunciato, e secondo cui i detenuti che avessero avuto da scontare una pena inferiore ai 18 mesi avrebbero potuto chiedere la scarcerazione.
“Noviello – racconta ancora Trocchia – torna nella terra dove il clan di appartenenza ha seminato sangue e terrore, precisamente presso “il domicilio della madre in Casal di Principe”. Ma non è certo il solo, dato che sono altri 497 i mafiosi scarcerati per colpa del governo.
Bonafede: mozione di sfiducia e petizione per le dimissioni
Da subito abbiamo denunciato come le misure permissive del Governo e del Ministro della Giustizia Bonafede per i detenuti avrebbero portato un effetto svuota carceri.
Non è un caso che avessimo chiesto che si indagasse sui legami fra le rivolte nelle carceri, arrivate insieme all’emergenza coronavirus, e la mafia. Poi la circolare del Dap, le dimissioni di Basentini e le accuse di Di Matteo a Bonafede hanno completato il quadro.
“A pesare – scrive ancora Tpi – è stato l’immobilismo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria già inerme di fronte alle rivolte carcerarie di inizio marzo quando a Melfi, ad esempio, i detenuti dell’alta sicurezza hanno preso in ostaggio il personale e ‘controllato’ il carcere prima del ripristino della normalità”.
Per questo Fratelli d’Italia ha presentato una mozione di sfiducia al Senato, insieme a tutto il centrodestra, nei confronti di Bonafede. E abbiamo lanciato una petizione per chiederne le dimissioni (CLICCA QUI PER FIRMARE).
“L’Italia non può permettersi di tenere in carica un Ministro che con le sue scelte scellerate ha consentito la scarcerazione di mafiosi, boss compresi, vanificando il lavoro di migliaia di servitori dello Stato e umiliando le famiglie delle vittime della mafia”, ha sottolineato Giorgia Meloni.