«Festa creata in casa. Campolargo senza identità, la nostra invece è chiara»
di Francesco Boezi
Conte ad Atreju ha messo in discussione l’alleanza col centrosinistra.
«Atreju, proprio perché è senza filtri, fa emergere la realtà. Conte ha detto ad alta voce ciò che molti sanno: nel campo largo non c’è vera organicità, ma una somma di convenienze. È il riflesso di una sinistra divisa non solo sui temi esteri, sicurezza, energia ma sulla propria identità. Al contrario, qui è emersa la compattezza del centrodestra, anche sul piano umano».
Schlein ha rivendicato che l’assemblea Pd non è una «kermesse».
«Non entro in casa d’altri. Posso però dire che Atreju non è solo una kermesse: è una festa politica aperta a tutti, con un confronto diret-to. Nelle iniziative del Pd spesso si vedono più correnti che partiti: ognuna parla a se stessa. È legittimo, ma racconta una difficoltà identitaria evidente. Noi abbiamo scelto di aprire e discutere, senza paura del confronto».
Atreju aiuta a chiarire i nodi delle coalizioni?
«Sì, perché qui le posizioni emergono per quello che sono. Il confronto diretto, fuori dall’emiciclo, mette in luce compattezze e divisio-ni. Succede ogni anno: anche questa volta è apparsa una maggioranza coesa e un centrosinistra disorganico su quasi tutto».
Atreju 2026 sarà l’ultimo prima delle Politiche.
«Sarà un passaggio cruciale. È presto per dire come sarà, ma una cosa resterà: la stabilità del governo. Proprio perché ultimo prima della campagna elettorale, sarà il momento per tirare un bilancio politico della legislatura. Per noi è un capodanno: si fanno le somme e si guarda alla sfida che viene».
Il successo di pubblico è legato al referendum sulla giustizia?
«No. Abbiamo parlato di giustizia, ma anche di criptovalute, sport, cultura pop, esteri, donne e famiglia. Tutti i temi, spesso con esperti lontani dalla politica. Anche il referendum, come ha detto Meloni, va valutato nel merito, non come scontro politico».
Polemiche sui costi: quanto pesa Atreju?
«I costi sono molto più bassi rispetto ad altre manifestazioni. Atreju è fatta quasi tutta in casa. Grafica, comunicazione, programma e social sono interni. Niente grandi archistar: la festa la pensiamo da soli. È il lavoro della militanza, di Fratelli d’Italia e di Gioventù Nazionale. Se esternalizzassimo tutto, i costi sarebbero proibitivi. Tutto è alla luce del sole».
Legge elettorale e stabilità restano centrali?
«C’è una comunità d’intenti nel centrodestra: lasciare all’Italia la stabilità politica. Serve a governare e a permettere scelte utili al Paese, non dettate dalla prossima campagna elettorale».
E il premierato?
«Lo abbiamo promesso e faremo il nostro dovere. Saranno gli italiani a decidere con un referendum. Vogliamo evitare i governi di palazzo, in cui governa chi ha perso le elezioni. Mantenere la parola data è un dovere politico».


