Danni psicofisici, diminuzione delle capacità individuali, aumento del consumo di cibi spazzatura, diminuzione dell’attività fisica: tutti i danni causati ai bambini dalle scellerate misure imposte dal governo Conte
Trecentoquarantuno. Sì, 341. È questo lo spropositato numero di giorni di chiusura forzata delle scuole durante il Covid imposto dal governo guidato da Giuseppe Conte. E mentre Conte sigillava le scuole in Italia per quasi un anno, in Europa la media è quasi un terzo. Sono soltanto 138 i giorni in cui mediamente, in Europa, i bambini sono stati costretti a rimanere in casa. Le conseguenze sul benessere psicofisico, in particolare dei più piccoli, sono state devastanti: questo quanto è emerso nell’ultima audizione della Commissione d’inchiesta che sta continuando a ritmo serrato i suoi lavori per fare piena luce sulla gestione scellerata della pandemia da parte del governo Conte.
Scuole sigillate in Italia tre volte oltre la media europea
Nonostante nel resto d’Europa le scuole siano rimaste chiuse in media 138 giorni, in Italia il governo Conte ha costretto i bambini a rimanere sigillati in casa per ben 341 giorni, quasi il triplo della media europea. Eppure era stato lo stesso Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) a segnalare che la chiusura delle scuole sarebbe dovuta essere solo un extrema ratio.
“L’impatto negativo sulla salute fisica e mentale e sull’istruzione di una chiusura proattiva delle scuole per i bambini, così come l’impatto economico sulle società in generale, probabilmente supererebbe i benefici”, scriveva l’Ente europeo.
I danni ai più piccoli
Durante l’Audizione in Commissione d’inchiesta sul Covid, il dott. Eugenio Serravalle, pediatra presidente dell’Associazione studi e informazione sulla salute (AsSIS), a conferma dell’inutilità delle misure draconiane contro i più piccoli, ha citato studi che dimostrerebbero la minore contagiosità dei bambini.
Non sfuggirà, poi, che il confinamento dei più giovani tra le mura domestiche implica una diminuzione dell’attività fisica, nonché l’aumento del consumo di cibo spazzatura, di esposizione agli schermi e di disturbi psicopatologici, i quali sono infatti aumentati a seguito della pandemia.