“Sono solo due le forze che crescono di elezione in elezione: Fratelli d’Italia e la Lega”. Lo ha detto Giorgia Meloni in una intervista al Corriere della Sera, nella quale ha confermato lo schema di un centrodestra che riparte dall’asse fra Fratelli d’Italia e Lega. “Noi puntiamo ad essere la seconda gamba della coalizione“, ha ribadito.
Ecco l’intervista completa.
La crescita di FdI e della Lega significa che è questa la coalizione del futuro?
«Noi crediamo, speriamo e soprattutto lavoriamo per un centrodestra rinnovato, del quale vogliamo essere la seconda gamba. Un movimento conservatore e sovranista, nella difesa dei valori della nostra civiltà e dell’interesse nazionale, distinto e alleato con la Lega per dare un governo all’Italia».
È possibile una lista unica tra voi e Lega?
«È un’eventualità di cui non si è mai parlato».
Ma in questo schema c’è posto o no per Forza Italia?
«Quello che io credo non si possa riproporre è il vecchio schema del centrodestra: ogni tempo ha la sua storia. Noi vogliamo essere un movimento inclusivo, siamo aperti a tutti, e stiamo avendo risposte straordinarie anche da realtà locali e territoriali che venivano dall’esperienza del Pdl. In questo momento certo tra FdI e FI in vista delle Europee c’è competizione: noi ci candidiamo per cambiare radicalmente questa idea di Europa, FI sostanzialmente la accetta e la condivide. Come è giusto che sia in democrazia, saranno gli elettori a decidere. E a indicarci la strada per gli assetti futuri».
Ma il problema è Berlusconi? Sembra quasi che Salvini si «vergogni» ad accostare la sua immagine a quella del Cavaliere.
«Non so, ma non avrebbe molto senso: se si fanno accordi e si fa una coalizione non ci si vergogna dei propri alleati. Se si prova imbarazzo, non si fanno. È semplice».
E farete accordi con Berlusconi per il Piemonte e le amministrative?
«Ne abbiamo tutte le intenzioni, e vorrei che ci si vedesse o almeno ci si sentisse presto, già in settimana, perché al voto andranno realtà importantissime come il Piemonte e tante città. Bisogna iniziare subito la campagna elettorale».
Il Piemonte era stato promesso a FI: è un accordo da ridiscutere?
«Io non chiedo di ridiscutere nulla, ma vediamoci, parliamoci».
Dalle Europee dipenderà il futuro del governo?
«Sarà uno spartiacque fondamentale, certo, perché i nodi sono venuti al pettine. Nel contratto tra Lega e M5S c’era scritto tutto e il contrario, prima o poi qualcuno avrebbe dovuto cedere. E nonostante la crescita elettorale, è proprio la Lega ad aver finora rinunciato di più: dalla fatturazione elettronica alle sanzioni alla Russia, dall’ecotassa al blocco sulla Tav, dal reddito di cittadinanza al nulla concesso alle famiglie e perfino ai provvedimenti troppi timidi sulla legittima difesa, Salvini troppo spesso ha dovuto subire il M5S. La contraddizione tra il suo successo personale e la scarsa incisività sulle scelte del governo sta venendo a galla. E non credo che né Matteo né soprattutto l’Italia possano perdere altro tempo».
Dopo le Europee dunque si dovrebbe tornare al voto?
«Sì, non vedo altre soluzioni: né improbabili governi tecnici né altrettanto improbabili alleanze tra M5S e Pd. Il voto è la via maestra».