Per rilanciare il Maggio è necessario smettere di considerare la lirica un ammortizzatore sociale per artisti, nessuno deve essere considerato intoccabile. Giusto intervenire sui troppi che lavorano negli uffici, doloroso ma necessario intervenire su corpo di ballo e laboratorio di scenografia, ma a questo punto i sacrifici tocchino a tutti: compreso il cachet di Zubin Mehta e anche orchestrali e coro.
Quelli che stanno alla scrivania almeno timbrano il cartellino tutti i giorni, alcuni artisti invece vivono ancora in un mondo che non è più sostenibile. In uno stipendio annuo oltre dodicesima, tredicesima e quattordicesima dobbiamo aggiungere altre integrazioni arrivando, come ad esempio nel 2010, anche a 18 voci compreso l’indennità sinfonica, il premio di produzione, il premio di risultanza e l’indennità strumento. In parallelo sempre nel 2010 solo 23 su 100 lavoravano il 51% dell’orario stabilito, il restante 77 molto meno. Forse è possibile anche chiedere uno sforzo anche a chi non lavora nemmeno il 50% del proprio orario, nessuno inoltre mette in discussione il valore del Maestro Mehta, ma visto che in altri teatri accetta di lavorare anche per molto meno, potremmo ipotizzare senza scandalo di adeguare i cachet a Mehta alla media di quello che prende negli altri teatri.