A Prato, Firenze e in generale in Toscana siamo in piena emergenza mafia gialla. Qui si è insediato il cuore economico e di potere della malavita cinese anche per colpa della leggerezza di banche e amministratori pubblici. Questo all’indomani dell’incendio di Firenze e dopo aver appreso la notizia della confisca da parte della Guardia di Finanza di 1,8 milioni di euro con il coinvolgimento di un’azienda tessile intestata ad un cittadino cinese residente a Prato.
L’incendio di ieri a Brozzi è inquietante e il silenzio e l’assenza delle Istituzioni politiche fiorentine e toscane dimostrano tutta la loro inadeguatezza.
E quella di oggi seppur gravissima è soltanto ad un’appendice dell’indagine che ha coinvolto 262 persone sul traffico illecito di denaro verso la Cina con imputazioni che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al riciclaggio.
Servono provvedimenti emergenziali, con controlli a tappeto e magari l’aiuto dell’Esercito, occorrono serie verifiche bancarie e leggi che limitino i trasferimenti di denaro con i Money Transfer.
La vicenda di oggi parla di un imprenditore cinese che in due anni ha evaso, spedendo in Cina, 4,8 milioni di euro, chi spedisce denaro contante all’estero tramite questi canali deve dimostrare come è venuto in possesso di quel denaro.