Il rogo di Primavalle fu una pagina terribile di una stagione che non dobbiamo dimenticare. Eppure c’è qualcuno che ancora pensa di negare le responsabilità degli estremisti di sinistra
Sono passati 50 anni dal rogo di Primavalle, l’incendio appiccato da militanti di Potere operaio contro l’abitazione di Mario Mattei, netturbino e segretario della sezione del MSI del quartiere popolare di Roma. Incendio in cui morirono i fratelli Virgilio e Stefano, figli di Mario e di sua moglie Anna. I genitori e gli altri quattro figli riuscirono miracolosamente a salvarsi gettandosi dal terzo piano, mentre Virgilio, 22 anni, cerco disperatamente di salvare dalle fiamme il fratello di 10 anni, senza purtroppo riuscirci. La foto dei loro corpi carbonizzati alla finestra dell’abitazione suscitò una reazione di sdegno quasi unanime. Quasi, perché l’intelligenza di sinistra si mosse per dare sostegno agli assassini, arrivando a teorizzare che l’attentato incendiario avesse un’altra matrice e non quella della violenza comunista. Oggi, a mezzo secolo da quella tragica notte, è doveroso ricordare le vittime di quell’efferato attentato, ma non con la terribile immagine che è passata alla cronaca e alla storia, ma con i volti sorridenti e sereni dei fratelli Mattei, impressi su un francobollo. Una richiesta giunta dall’Associazione Fratelli Mattei e accolta dal Governo Meloni per ricordare quella pagina terribile e dolorosa di una stagione che, come ha scritto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo messaggio alla famiglia in occasione dell’anniversario, “si andava affermando ma che in tanti continuavano a voler ignorare: l’odio cieco e totale nei confronti dell’avversario politico. Un odio allo stato puro che stava divorando la mente e il cuore di molti e che stava avvelenando la Nazione”.
La cerimonia di emissione del francobollo commemorativo si è tenuta nel giorno del 50esimo anniversario del rogo di Primavalle alla presenza dei rappresentanti di Poste Italiane, del Poligrafico Istituto Zecca dello Stato, dell’associazione Fratelli Mattei e del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “Nel calendario delle emissioni filateliche 2023 – ha detto il ministro Urso – ho ritenuto doveroso accogliere la richiesta dell’Associazione Fratelli Mattei, per ricordare, a 50 anni dalla strage, una delle pagine più tragiche di quegli anni. Un monito per tutti ancora oggi”. Un crimine efferato per cui la famiglia non ha avuto giustizia (dei tre responsabili della morte dei fratelli Mattei due si dettero alla latitanza, il terzo ha scontato un paio d’anni in carcere per poi rifugiarsi all’estero) e per cui, come ha detto una delle sorelle di Virgilio e Stefano, è almeno doveroso coltivare la memoria. Una pagina che a mezzo secolo di distanza è ancora ricostruita e raccontata follemente da ex terroristi rossi (qui la delirante dichiarazione di un ex BR resa proprio nel giorno del 50esimo anniversario). Segno che qualcuno (qui le contestazioni per l’anniversario dell’agguato a Sergio Ramelli) ritiene quegli anni non tanto una stagione da archiviare ma non dimenticare, quanto un’esperienza da rivendicare.