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Con la destra al governo la mafia non avrà tregua

Meloni a Capaci

In tre mesi il Governo Meloni ha inflitto tre duri colpi alla criminalità organizzata

Conferma dell’ergastolo ostativo, condizioni più stringenti per accedere ai benefici penitenziari, eliminazione delle scappatoie giudiziarie che potrebbero favorire la scarcerazione di alcuni mafiosi. In tre mesi, tre colpi alla mafia inflitti dal Governo Meloni.  Eccoli.

Conferma dell’ergastolo ostativo

L’ordinamento italiano, a seguito di una legge ispirata da Giovanni Falcone, prevede che i condannati a vita per reati di mafia che non collaborano con la giustizia non possano accedere ai benefici penitenziari previsti per gli altri detenuti. Parliamo delle misure alternative alla detenzione (semilibertà, arresti domiciliari, affidamento in prova), i permessi premio, il lavoro all’esterno del carcere, la libertà condizionata. Condizione successivamente estesa ad altri gravi reati, come il terrorismo, l’eversione, il traffico di droga. È il cosiddetto ergastolo ostativo, introdotto per contrastare la mafia e rimesso in discussione negli anni scorsi dalla Cedu e dalla Corte Costituzionale. Proprio la Consulta nel 2021 aveva richiesto una modifica alla norma da varare entro l’8 novembre 2022. Modifica senza la quale avrebbe dichiarato la legge illegittima. Una sentenza che avrebbe concesso a tutti i detenuti di presentare istanza per i benefici penitenziari. Un rischio, quello di vedere fuori dal carcere i boss della mafia, scongiurato dal Governo Meloni con un decreto varato a pochi giorni dall’insediamento. Decreto che, pur raccogliendo le sollecitazioni della Corte costituzionale, ha confermato il carcere ostativo e chiuso le porte delle galere alle spalle dei mafiosi e di altri criminali responsabili di delitti gravi. Ma non solo: ha anche fissato condizioni più stringenti per accedere ad alcuni benefici penitenziari.

Maglie più strette per i mafiosi in carcere

Lo spirito della legge è chiaro: chi non si pente e non si dissocia non può avere lo stesso trattamento di chi collabora con la giustizia. Ai boss della mafia all’ergastolo ostativo, grazie alla legge varata dal Governo Meloni, non basterà una buona condotta carceraria e la partecipazione ai percorsi rieducativi per poter accedere ai benefici penitenziari. Per confidare in un accoglimento della domanda il detenuto dovrà: a) aver risarcito le vittime e pagato i conti economici con lo Stato; b) essersi dissociato dall’organizzazione. Ma non sarà sufficiente una semplice dichiarazione di intenti: serviranno elementi concreti, prove specifiche che dimostrino il taglio netto, per il presente e il futuro, con il mondo criminale. Inoltre, prima di concedere i benefici il magistrato di sorveglianza dovrà ricevere pareri e raccogliere informazioni dettagliate sulla situazione del detenuto. Non solo, con la nuova legge è stato esteso l’elenco dei reati “ostativi” di contesto mafioso, inserendo nell’elenco delitti meno gravi ma collegati a gravi crimini. Infine per richiedere la libertà condizionata il detenuto all’ergastolo ostativo dovrà aver scontato almeno 30 anni anziché i 26 precedenti. Innalzato anche l’allungamento da 5 a 10 anni della libertà vigilata. Per chiudere, chi è al regime del carcere duro – come Matteo Messina Denaro e altri centinaia di boss mafiosi – non può fare istanza per ottenere i benefici penitenziari.

No querela, no carcere? Ora non più

Una vicenda incredibile: tre capiclan sequestrano e picchiano due persone che si erano “permesse” di compiere una rapina senza l’autorizzazione della mafia. I tre vengono arrestati, ma l’istanza di custodia cautelare viene revocata perché le due vittime decidono di non querelare. Perché per alcuni reati, anche in presenza dell’aggravante mafiosa, non si può prodecedere senza denuncia di parte. Una falla nell’ordinamento aperta dalla riforma della giustizia penale varata tra il 2021 e il 2022 che il Governo Meloni ha tappato. Se la riforma Cartabia aveva esteso l’elenco dei reati per cui era necessaria la querela di parte per far partire l’attività inquirente, il Consiglio dei Ministri ha presentato un disegno di legge che prevede, tra l’altro, un semplice ma fondamentale correttivo: se c’è l’aggravante mafiosa gli inquirenti potranno procedere anche senza la querela di parte. Non solo per i delitti più gravi, per i quali si procedeva già d’ufficio, ma per tutti i reati commessi nel contesto mafioso, come ad esempio il sequestro di persona e le lesioni personali di cui abbiamo parlato sopra.

Il terzo intervento in tre mesi. Accompagnato dall’invito del Presidente del Consiglio a procedere spediti. Un’ulteriore conferma che con la destra al governo la mafia non avrà tregua.