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«Ballottaggi: il Pd ha perso ed esulta. A noi va bene così». La mia intervista al Corriere della Sera

Non capisco l’entusiasmo a sinistra, abbiamo strappato più città a loro. Noi solidi, poi ci sono i piccoli casi

Di Alessandra Arachi

Giovanni Donzelli, lei è responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, che dice dei risultati di questi ballottaggi nei Comuni?

«Il risultato è che finisce quattro a tre per il centrodestra».

Che calcolo ha fatto?

«Il centrodestra ha strappato quattro capoluoghi di provincia al centrosinistra, mentre il centrosinistra soltanto tre. Quindi, alla fine, il centrodestra aumenta i capoluoghi amministrati e il centrosinistra ne perde uno. Una crescita importante a conferma sia del buon governo nazionale sia sui territori».

Tra i tre capoluoghi che a questa tornata il centrosinistra ha strappato, due sono di Regione. Non c’è differenza di peso specifico tra provincia e Regione?

«Certamente sì, anche se normalmente dipende dalle dimensioni della città, non voglio sminuire nulla. Noi se abbiamo una città che governiamo sia capoluogo di provincia, o di Regione, o un piccolo comune non facciamo differenza: se passa al centrosinistra sicuramente ci mettiamo a fare delle riflessioni e delle analisi. Comunque bisogna dire una cosa».

Cosa?

«È sempre difficile trarre risultati politici generali dalle elezioni amministrative, soprattutto ai ballottaggi. Il dato politico che emerge è che c’è una solidità del centrodestra e una conferma del buon lavoro che viene svolto. Poi certo ci sono i singoli casi».

A quali casi si riferisce?

«Per esempio nella mia Firenze sinceramente avrei preferito vincere, questo è fuori discussione. Poi ci sono i casi in cui si è arrivati alla vittoria con pochissimi voti di differenza».

Avevate sperato di conquistare Firenze?

«Avevamo fatto una proposta di altissimo valore, l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, è una persona che avrebbe dato la possibilità a Firenze di tornare ambasciatrice della cultura nel mondo. Certo, non capisco l’entusiasmo a sinistra, mi sembra eccessivo. Però va bene così, se loro festeggiano quando scendono a meno uno nei capoluoghi di provincia a noi va bene così».

Andiamo oltre i numeri…

«No, no, rimaniamo sui numeri. Servono per una riflessione sullo strumento del ballottaggio. Vorrei fare un esempio concreto».

Prego.

«A Cremona il centrodestra al primo turno ha preso 13.886 preferenze, mentre al secondo turno la sinistra ha vinto con 13.013. Questo vuol dire che sono stati meno gli elettori che alla fine hanno eletto il sindaco di quelli che avevano votato il centrodestra al primo turno. Lo stesso è successo a Vibo Valentia».

Nei comuni vinti dal centrodestra questo non è successo?

«No, dicevo in generale, sono due casi casualmente del centrosinistra. Il dato importante è che i sindaci che si eleggono al ballottaggio rischiano di avere meno mandato popolare rispetto al risultato del primo turno, magari del segno opposto».

Quindi pensa che si debba fare qualcosa?

«Si, una riflessione, confrontandoci con tutti. È un meccanismo che rischia di distorcere la volontà dell’elettore. Lo ha segnalato il presidente La Russa e mi trovo concorde».

In ogni caso è soddisfatto di questi ballottaggi?

«Il risultato è stato quattro a tre per il centrodestra».

Ci sono stati altri commenti così positivi nel centrodestra?

«Sì, sì. La Lega ha parlato con soddisfazione dei risultati. Anche Forza Italia, Fratelli d’Italia. Noi nel centrodestra non siamo abituati a strombazzare, siamo già pancia a terra a lavorare pensando agli italiani».